Quando l'incrocio dell'uomo è un bluff!!!!!

 Aprirei questo post con una frase.....l'incrocio maschile c'è, ma deve essere funzionale, altrimenti è una gran cagata!!!
Uhmmm spunto interessante vero?
Beh in realtà lo studio del Tango ha profonde radici introspettive, cadono limiti, muri, convinzioni...e meno male, a differenza del pensiero dei più!
Non parlerei della tecnica (non ne sarei capace, lo faccio fare ad altri), ma di quello che si nasconde dietro una lezione di tango. Da una lezione di tango ci si aspetta una cosa fondamentale:apprendere l'esecuzione del passo. Da un po' di tempo a questa parte ho virato verso altro pensiero (devo dire molto complesso), e cioè comprendere perchè e come nasce quel passo, le possibilità che mi offre, le differenze con altri passi, come coniugarlo con la musicalità e come e quando collocarlo nella frase musicale. Vedete? Se non ci si ferma in superficie abbiamo una rosa di argomenti pronti a tenerci impegnati sino a sera e forse più; cercherò di trarre una mia personale conclusione alla quale spero seguano interessanti punti di vista (accettiamo anche i più strampalati). La mia conclusione è questa: prendi tutti i passi che conosci e se hanno una esecuzione a sinistra prova sulla destra! Da questo momento iniziamo a fare sul serio, e cioè capire e iniziare a gestire il nostro corpo che non può e non deve essere una macchina, ma pensare. Eseguire un passo anche sull'altro versante è uno studio interessantissimo, di grande prova (anche per i nervi) perchè si inizia a comprendere una cosa fondamentale e cioè:le infinite possibilità del tango!!!infatti Marechal scriveva "il Tango offre infinite possibilità"...è vero. Io, da chi nel Tango ancora non ha capito un tubo (effettivamente), sono in una fase di continua ricerca, una fase importante, e da ciò nasce anche la convinzione che iniziare a ragionare su quello che si fa o su quello che ti hanno insegnato è determinante. Mettere tutto in discussione e verificare se quello che si conosce è l'esecuzione perfetta! Esiste l'esecuzione perfetta? Non credo. Esiste invece il tempo che passa. Cambiano i costumi, il modo di pensare, la musica ed anche il Tango. Ballare oggi un Tango sarà diverso se ballato un anno dopo. Difatti c'è chi si ostina a propinare passi e metodologie legate al passato, e questo non va bene. Il cambiamento nasce e si crea da chi balla, da chi sente la musica. In quel momento il maestro non c'è, sei da solo e devi comunicare attraverso i tuoi studi personali, in minima parte con alcuni consigli, ed una buona dose di consapevolezza. In questi giorni ho compreso che incrociare in un determinato passo senza una conseguenza utile ha un retro gusto di barocco, è come se fosse profumo di chiuso. Concludo dicendo solo questo: ricerco la freschezza del movimento che mi offre una maggior comprensione della ballerina aiutata nei "suoi" passi...conclusione che si lega alla prima e cioè non incontrare limiti. Pertanto se quello che faccio a sinistra lo eseguo anche a destra avrò aggiunto un tassello in più. Ma la ricerca continua...e da oggi io non solo osserverò il mio maestro ma lo ascolterò con maggiore attenzione; altro elemento importante, perchè il Tango si apprende anche seduti in una docile e proficua conversazione.
domenica 22 maggio 2011


Personaggi e strumenti que cuentan de tango. Troilo – Salgan, confronto o incontro?  

Il titolo potrebbe tenermi impegnato per settimane, in quanto si presta a discernere intorno a musicisti, o musici, tangueri dal ’16 ai giorni nostri. Ho iniziato con una scelta diversa, legata all’ascolto ed alle impressioni e spunti ricevute dal mio maestro di tango (grande ascoltatore) e secondo delle letture del tutto personali. Il tutto trae origine da un concetto di tango legato al ballo ed alla sua improvvisazione, seguendo uno strumento dell’orchestra- vi assicuro che non sempre è cosa semplice a farsi quanto a dirsi – sulla giusta cadencìa, ed inseguendo il legato e lo staccato.
Da questo trae origine il richiamo a chi, più di altri, è riuscito nella sua carriera a rielaborare una tecnica, tale, da renderlo il primo bandoneonista capace di passare dal legato allo staccato senza soluzione di continuità; secondo il mio modesto parere di pianista, con estrema fluidità e tecnicismo: Anibal Troilo (el Pichuco) classe 1914 – Bandoneon (Fueye).
Non a caso, Troilo vede la luce l’11 luglio del 1914 en calle Sole nel barrio Palermo, quartiere pieno di tango come un uovo.
Il suo incontro con il bandoneon avviene per puro caso a soli dieci anni nel suo quartiere tra le grida ed i giochi di bambini; ad ogni modo, Anibal giocando a calcio scaglia il pallone dentro un cafè. Raccogliendo il suo pallone resta folgorato dall’esibizione di un greco che suonava uno strano strumento, il bandoneon.
Il giorno dopo Troilo convince la madre ad acquistargli il suo bandoneon da cui non si separerà mai, difatti: “il fueye mi attraeva tanto quanto un pallone da calcio. La vecchia dovette mendicare un po’ ma alla fine mi diede soddisfazione ed acquistò il primo bandoneon: dieci pesos al mese per quattordici rate. E da allora non me ne separai più”.
Pichuco è un prodigio, a soli 11 anni suona in pubblico per la prima volta ad una festa di quartiere a 12 anni, nel ’26, ad un evento benefico del Piccolo Colon, come accompagnamento ad un film muto, e a 14 anni è già nell’orchestra di Pacho Maglio.
Da qui el Pichuco entra nelle più grandi orchestre da De Caro, D’Arienzo a D’agostino sino al suo debutto nel ’37 al Marabù con una orchestra tutta sua.
In tutto ciò c’è un aneddoto della storia del tango molto curioso: Fiorentino ex sarto e poi ex bandoneista si adopera a cucire la divisa dei musicisti per la serata. Con Fiorentino si apre un grande, profondo e determinante cambiamento nella storia e futuro del tango, in quanto il cantor, precedentemente, aveva una funzione residuale, e cioè quella di cantare l’estribillo, un breve frammento introduttivo. Sicché con Troilo, Fiorentino acquisisce un ruolo centrale cantando per tutto il  brano, dando vita al cantor de orchestra.
In particolare vi consiglio l’ascolto di A BAILAR – BARRIO DE TANGO  - MALENA cantate da Fiorentino.
Troilo sente in primo luogo una crescente necessità poetica nonché la ferma convinzione che il tango, e solo il tango, è in grado di accompagnare e disegnare le storie icona della vita argentina legate al territorio ed ai rapporti umani; concetto questo molto importante, se avrete modo di leggere ed analizzare: Fueye – il suono del tango: libro-fumetto di Jorge Gonzàlez 001 edizioni.
Da questo momento Troilo forma il suo stile inconfondibile dando vita al tango-cancion che diventa anche ballabile. Lo stile Troilo è una continua ricerca la quale è il giusto connubio tra testi poetici, intensità delle interpretazioni canore e la sensibilità degli arrangiamenti musicali.
Troilo con la sua orchestra è un emozionale; la nave scuola che offre il fianco al ruolo del cantante il quale diventa il paroliere di sentimenti, addii, amori, sofferenze nell’attualità del tempo, e per questo la scelta cade su parolieri di successo come Manzi, Contrusi, Cadicamo, Exposito, Discepolo. Siamo negli anni 40 (y cuarenta) l’era dell’oro nella storia del tango. Oggi ballando su quelle selezioni ed elaborazioni è un passaggio nel passato dove si faceva – e si è fatta- la storia del tango e che noi oggi balliamo, spesso senza ascoltare, quale eresia.
Per i molti, incasellare Troilo tra i tradizionalisti legati esclusivamente al tango ballabile – sebbene è così – ai miei occhi consta di poca cosa se si pensa che proprio con le idee rivoluzionarie e rispettose della tradizione si plasmava un suo allievo, eccentrico e fantasista, Astor Piazzolla in arte “el Gato”. Troilo, pur apprezzando il genio, né frena le audacie, sconfinanti spesso in un tipo di tango non ballabile: “no Gato la gente vuole ballare, non paga il biglietto per ascoltare”.  
Da qui il periodo peronista, 1943, anno del golpe militare ove diversi brani registrati dall’orchestra Troilo trovano censura per motivi evidentemente politici. Troilo continua nella sua ricerca continuando a scrivere musica anche periodo nero degli anni 60.
Citando Gabello dichiarando“ Anibal Troilo fue una necessidad del tango” si può solo annuire perché fu in grado, artigianalmente, di far evolvere la musica rendendola ballabile unendo il canto, enfatizzandolo, suonando il suo bandoneon inclinato in avanti e ad occhi chiusi, tremendamente operoso, trasformandolo nella fucina dei temi più importanti legati alla vita portena.
Accanto a Troilo lego, non proprio semplicemente, Horacio Salgan probabilmente per l’innato genio che lo rende diverso, per approccio stilistico e strumentale, ma non meno importante.
Horacio Salgan – 15 giugno 1916 – Pianoforte.
Presentare Horacio sembra più semplice ed evocativo leggendo il libro – fumetto di cui sopra - Fueye – il suono del tango – di cui non sono certo che si parli di Horacio Salgan, sebbene mi piace pensare che sia lui.
Il quadro è completo, in un’Argentina tra gli anni 20 ed i 50 con i suoi sbarchi, convertillos (agglomerati di diversi nuclei familiari di immigrati), politica, staticità, speranze, idee, bordelli, amori veri o complicati, comprati, sentimenti per la terra vicina e lontana e clubs…..dove si suona e si sogna.
In tutto questo si alternano genialità che secondo un perfetto contrappasso leggono insieme una nuova formula di reinventare il tango rendendolo immortale anche con chiari segni diretti e non sempre in linea con il pensiero dei tanti.
In questa immagine si pone Horacio Salgan il quale dopo i primi anni di studi classici inizia i suoi primi passi quando a venti anni inizia la sua carriera richiesto da mostri sacri di bravura come Firpo e Calò.
Crea la sua orchestra componendo dal ’44 al ’47 e dal ’50 al ’57 dove possiamo notare un sistema in netto contrasto con quello di Troilo, ballabile e con un cantor,  e i brani di Salgan originali e spesso poco ballabili in netto contrasto con la linea musicale del tempo.
Si consiglia un attento ascolto di due brani per tutti: BOEDO – CALLO CIEGO.
Ad ogni modo, anche Salgan sceglie il suo cantor - Edmundo Rivero - una voce baritonale poco comprendibile per gli ascoltatori dell’epoca abituati a cantori come Fiorentino dell’orchestra Troilo, ma proprio questa scelta offre la differenza.
Nel 1957 per Salgan inizia una nuova presa di posizione abbandonando l’epoca orchestrale dedicandosi agli studi in un duo con il chitarrista Ubaldo De Lio entrambe molto apprezzati per le loro esecuzioni su cui calava il silenzio più religioso portandoli in radio, emittenti televisive e club, tra le tante ascoltate CORALLERA – duo Salgan De Lio e in MANO BRAVA.
È prorio nel 60 che il duo al Ristorante Amerio incontra un altro duo di violino e contrabasso Francini – Ferro ai quali si aggiunge il bandoneista Pedro Laurez, e da qui nasce il Quinteto Real.
L’esecuzione del quintetto erano tutti arrangiamenti di Salgan in cui tutti gli strumenti s’incuneavano in una peretta forma stilistica senza ovvie ripetizioni nelle battute, esempi tipici sono Canaro in Paris e Taquito Militar.
Sino ad oggi Salgan continua a scrivere tango possiamo ricordare il recente corto – documentario del 2008 Café de los Maestros.
Decisamente tra Salgan e Troilo vi sono delle immani differenze stilistiche e di scelta musicale. Le composizioni offrono alla cultura del tango argentino un patrimonio di estrema importanza su più fronti mantenendosi ai vertici ed influenzando il futuro del tango dal lato di Troilo e continuandolo secondo l’apporto di Salgan.
Una domanda potrebbe sorgere. Perché scegliere Troilo e Salgan? Questa è una domanda a cui posso solo rispondere: in quanto spinto l’istinto. Unire la tradizione alla evoluzione, nell’impronta classica, con un sogno ormai irrealizzabile creare un duo anche per una sola esecuzione di pianoforte e bandoneon Salgan – Troilo, quella evoluzione che potrebbe essere accostata anche nello stile di ballare contemporaneo non ancorata eccessivamente alla tradizione, quasi codificata, e senza trasbordare nell’eccesso dell’originalità, un meticcio perfetto.  
Da lettore che pensa e ogni tanto sogna proprio perché quello che mi circonda non sempre incontra il mio sguardo, mi abbandono a pensieri dove anche solo per un momento può sembrarmi tutto vero e possibile e un brano di 3 minuti può regalarmi egoisticamente l’ebbrezza che vola indietro nel tempo. Chiudo, leggendo con tutti voi due passi del libro Fueye che cito testualmente:
-         sei felice?
-         Desidero esserlo, per ora mi basta e tu?
-         Comincia a bastarmi…
-         Forse, se fossimo in un altro luogo, in un altro momento…
-         Un altro luogo sarebbe senz’altro un altro momento.
mercoledì 4 maggio 2011

C’è una milonga di cui è importante parlare, in questo momento in particolare: La Milonga del Indio. Tutte le domeniche, da 20 anni, il ballerino Pedro Benavente conosciuto come “el Indio”, organizza in Plaza Dorrego di San Telmo una milonga popolare e gratuita (solita gorra). Inoltre organizza classi di tango di folklore, esibizioni, tutto grazie alla generosità dei vicini del barrio, di Pedro, dei suoi amici. Tutto eh… il tappetino su cui si balla, lo stereo per la musica, luci… Nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento nella cultura porteña e in un volto conosciuto di San Telmo. Però ora c’è un problema ed è serio. Pedro non ha alcun permesso per fare quello che fa, nel corso del tempo lo spazio nella piazzetta è stato preso d’assalto dai bar e ristoranti con tavoli e sedie all’aperto. Sembra che le difficoltà nei mesi scorsi siano state forti e ci sono stati momenti pesanti e quasi violenti con minacce verbali e fisiche per far abbandonare lo spazio occupato dalla milonga. Quindi è necessario per Pedro trovare un modo per rendere ‘legale’ la sua milonga. Ci sono state petizioni, manifestazioni a sostegno della milonga da parte di rappresentanti famosi nel mondo del tango, tanto per dirne alcuni, Milena Plebs, Graciela Gonzalez, e moltissimi altri. Speriamo davvero che non vinca la birra in piazza piuttosto che un abbraccio a San Telmo.
Fonte: articolo scritto da Gabriella Toso su L'argentina.org


Colgo da questo articolo un ormai diffuso malumore nell'entourage tanguero.....la gratuità (quando possibile) del Tango. «Un Bene Culturale Immateriale» così l'Unesco ha annunciato l'inserimento del Tango argentino nel patrimonio dell'Umanità.
Per quanto si possa discorrere e trovare tesi che garantiscano una non eccessiva commercializzazione di questo folklore, è indubbio che oggi il Tango Argentino crea e plasma milioni di seguaci e con loro eventi, stages che tutto hanno fuorchè il non riscontro  economico.  Non contesto tutto ciò che "deve" essere sostenuto anche economicamente ma mi permetto di dissentire su tutti coloro che premono per diffondere esclusivamente una milonga necessariamente con un una unica cassa di risonanza della moneta sonante, la quale ha spesso come sfondo agriturismi 5 stelle, hotel resort ed altro... Per quanto sopra detto il Tango è Patrimonio dell'umanità - di tutti-  e quando si decide di diffondere un patrimonio che appartiene a tutti, che piace a tanti, non si può e non si dovrebbe (con inutili cavilli burocratici) contrastarlo. Diffondiamo gli eventi gratuiti a cui tutti possano prendervi parte e dare il proprio contributo non chiamiamandole più Milonghe Illegal (utilizziamolo semmai come forma di provocazione e contestazione netta e decisa). Diamo spazio ad iniziative di concreta coesione di musica, pensieri ed esempi di socialità senza additare nessuno sul modo di ballare o ascoltare tango.... nuevo, salon, milonghuero....il tango è tango y nada mas!
lunedì 2 maggio 2011

Jorge Luis Borges El tango


EL TANGO ¿Dónde estarán?, pregunta la elegía 
de quienes ya no son, como si hubiera 
una región en que el Ayer pudiera 
ser el Hoy, el Aún y el Todavía. 
¿Dónde estará (repito) el malevaje 
que fundó, en polvorientos callejones 
de tierra o en perdidas poblaciones, 
la secta del cuchillo y del coraje? 
¿Dónde estarán aquellos que pasaron, 
dejando a la epopeya un episodio, 
una fábula al tiempo, y que sin odio, 
lucro o pasión de amor se acuchillaron? 
Los busco en su leyenda, en la postrera 
brasa que, a modo de una vaga rosa, 
guarda algo de esa chusma valerosa 
de los Corrales y de Balvanera. . 
¿Qué oscuros callejones o qué yermo 
del otro mundo habitará la dura 
sombra de aquel que era una sombra oscura, 
Muraña, ese cuchillo de Palermo? 
¿Y ese Iberra fatal (de quien los santos 
se apiaden) que en un puente de la vía, 
mató a su hermano el Ñato, que debía 
más muertes que él, y así igualó los tantos? 
Una mitología de puñales 
lentamente se anula en el olvido; 
una canción de gesta se ha perdido 
en sórdidas noticias policiales. 
Hay otra brasa, otra candente rosa 
de la ceniza que los guarda enteros; 
ahí están los soberbios cuchilleros 
y el peso de la daga silenciosa. 
Aunque la daga hostil o esa otra daga, 
el tiempo, los perdieron en el fango, 
hoy, más allá del tiempo y de la aciaga 
muerte, esos muertos viven en el tango. 
En la música están, en el cordaje 
de la terca guitarra trabajosa, 
que trama en la milonga venturosa 
la fiesta y la inocencia del coraje. 
Gira en el hueco la amarilla rueda 
de caballos y leones, y oigo el eco 
de esos tangos de Arolas y de Greco 
que yo he visto bailar en la vereda, 
en un instante que hoy emerge aislado, 
sin antes ni después, contra el olvido, 
y que tiene el sabor de lo perdido, 
de lo perdido y lo recuperado. 
En los acordes hay antiguas cosas: 
el otro patio y la entrevista parra. 
(Detrás de las paredes recelosas 
el Sur guarda un puñal y una guitarra.) 
Esa ráfaga, el tango, esa diablura, 
los atareados años desafía; 
hecho de polvo y tiempo, el hombre dura 
menos que la liviana melodía, 
que sólo es tiempo. El tango crea un turbio 
pasado irreal que de algún modo es cierto, 
un recuerdo imposible de haber muerto 
peleando, en una esquina del suburbio 



IL TANGO 
Dove saranno? Chiede la elegia 
di chi non è piu’, come se fosse 
uno spazio in cui lo Ieri potesse 
esser l’Oggi, l’Anche e il Tuttavia. 
Dove sara’ (ripeto) la masnada 
che fondo’, in polverose strade 
sterrate o in sperdute contrade, 
la setta del coltello e del coraggio? 
Dove saranno quelli che passarono 
lasciando all’epica un episodio, 
un mito al tempo, e che senza odio, 
lucro o passione d’amore si accoltellarono? 
Li cerco nella leggenda, nell’ultima 
brace che, come una incerta rosa, 
custodisce qualcosa di quella plebe valorosa 
dei Corrales e di Balvanera. 
Quali oscuri vicoli o quale ermo 
dell’altro mondo abitera’ la dura 
ombra di quella che era una ombra oscura, 
Muraña, quel coltello di Palermo? 
E quel terribile Iberra (di cui i santi 
si impietosiscono) che in un ponte della via 
uccise suo fratello il Ñato, che dovea 
piu’ morti di lui, e cosi’ uguaglio’ i tanti’? 
Una mitologia di pugnali 
lentamente si annulla dimenticata; 
una canzone di gesta s’e’ perduta 
in sordide notizie criminali. 
C’e’ altra brace, altra incandescente rosa 
nella cenere che li serba interi; 
la’ stanno in superbi accoltellatori 
e il peso della spada silenziosa. 
Benche’ la spada ostile o quell’altra spada, 
il tempo, li persero nel fango, 
oggi, piu’ in la’ del tempo e della sciagurata 
morte, quei morti vivono nel tango. 
Nella musica dimorano, nell’arpeggio 
dell’indomabile chitarra laboriosa 
che intreccia nella milonga gioiosa 
la festa e l’innocenza e del coraggio. 
Gira nel vuoto la gialla ruota 
di cavalli e leoni, e odo l’eco 
di quei tanghi di Arolas e di Greco 
che ho visto ballare sulla strada, 
in un istante che oggi emerge isolato, 
senza ne’ prima ne’ dopo, mai dimenticato, 
e che ha il sapore del perduto, 
del perduto e del recuperato. 
Negli accordi ci sono antiche cose: 
l’altro cortile e la nascosta orditura. 
(Dietro le pareti sospettose 
il Sud custodisce un pugnale e una chitarra.) 
Quella raffica, il tango, quella diavoleria, 
gli anni affannati sfida; 
fatto di polvere e tempo, l’uomo dura 
meno della leggera melodia, 
che solo e’ tempo. Il tango crea un buio 
passato irreale che in qualche modo e’ certo, 
un ricordo che non può esser distrutto 
lottando, in un cantone del suburbio. 






http://youtu.be/aGPOzYNs-Y4

Quanto conta una Musicalizzador......in una Milonga e nei ricordi di una serata di Tango!

ore 21:30 di un normale serata......però quando è una serata di milonga senti qualcosa di diverso, anche dopo anni.....un pantalone comodo (per me) una camicia o maglia di cotone, piccoli amuleti quelli a cui sei più affezionato, un bicchiere di vino e sono pronto per scendere in Milonga.
Non amo mai ascoltare Tango in macchina prima di una serata; mentre mi lascio dietro le luci della città con la mia sfavillante Punto 3^ serie (due specchietti rotti e piena di scontrini) fumo una sigaretta appena rullata e mi abbandono solo a del rock. Parcheggio, trovo un posto non troppo lontano esco dall'auto e sento l'aria......una delle cose che adoro salendo in una milonga è sentire cosa viaggia per le scale un tango un vals o una milonga, e dopo una charla con il botteghino l'impatto con la musica........
In questo momento (e solo in questo) non vedo tutta la gente ma solo una, per un istante, il musicalizador, ora è tutto nelle sue mani e capisci quando una serata sarà una grande serata dalle prime note e avrai voglia di ballare ed ancora di più canticchiando qualche tango andando verso casa!
Il musicalizador è sempre in un angolo e come figura ha sempre attirato particolarmente la mia attenzione; il mio primo giorno di milonga non riuscivo a ballare (un po' per il classico impatto emozionale) ma anche perchè ero fortemente incuriosito da questa figura, in una strana luce, nel grigio con qualche sprazzo di giallo ocra, dietro il suo pc o mixer pronto a selezionare i tanghi secondo l'emozione e la gente del momento.
Potrà sembrare impossibile ai non addetti ai lavori ma  è opportuno mettere in chiaro una cosa: un vero musicalizador ti cambia la serata....le cose sono due potrai ritenere più facile sprofondare in un senso di oblio eterno se la musica non è selezionata secondo i tuoi gusti oppure potrai semplicemente adorare quell'ometto/a.
Infatti il punto è questo è opportuno saper SELEZIONARE una tanda e miscelare i tanghi secondo quello che serve, quello che la gente chiama con parole non dette .... lui sa ....o non sa, in questo caso diventa un problema, perchè spesso potrebbe presumere di sapere ed andare avanti ad oltranza senza curarsi di cullare ed accompagnare i ballerini in un sound perfetto.
Mi sono permesso di selezionare un foto di uno dei più grandi ed assurdi musicalizzadores al mondo - Felix Picherna - non ho avuto mai l'onore di ballare sulle sue selezioni ma sin da ora sono certo che avrei bisogno di almeno una mezz'oretta buona per distogliere lo sguardo da quell'argentino che  nel 2011 e dopo quasi 60 anni di onorata carriera come Dj di Tango lavora con le sue musicassette, trovando il punto perfetto di partenza del brano facendo scorrere il nastro con l'aiuto di una matita............
Per essere un ottimo musicalizador o un ballerino non è necessario essere un argentino esattamente come non tutti gli Italiani sanno fare alla perfezione un'ottima pizza alla napoletana; è opportuno per altro verso avere una buona dose di cuore, simpatia q.b. e rispetto per chi scende in Milonga a sentire Tango ed interpretarlo.
domenica 1 maggio 2011

Federico Naveira y Ines Muzzopappa

In questo video, tra i miei più cari, si fonde un concetto di Tango unico nel suo genere. Si basa sulla semplicità del movimento, senza distorsioni eccessive e sulla grazia...un esempio da seguire almeno nel concetto! Federico y Ines sono tra i più giovani tangueri al mondo in grado di sintetizzare tutte le virtù di far Tango e di mostrare Tango, senza abbagliare l'occhio ma coccolarlo secondo dei codici non scritti basati sulla genuinità del movimento.


http://youtu.be/JOXQObROYSk