Personaggi e strumenti que cuentan de tango. Troilo – Salgan, confronto o incontro?  

Il titolo potrebbe tenermi impegnato per settimane, in quanto si presta a discernere intorno a musicisti, o musici, tangueri dal ’16 ai giorni nostri. Ho iniziato con una scelta diversa, legata all’ascolto ed alle impressioni e spunti ricevute dal mio maestro di tango (grande ascoltatore) e secondo delle letture del tutto personali. Il tutto trae origine da un concetto di tango legato al ballo ed alla sua improvvisazione, seguendo uno strumento dell’orchestra- vi assicuro che non sempre è cosa semplice a farsi quanto a dirsi – sulla giusta cadencìa, ed inseguendo il legato e lo staccato.
Da questo trae origine il richiamo a chi, più di altri, è riuscito nella sua carriera a rielaborare una tecnica, tale, da renderlo il primo bandoneonista capace di passare dal legato allo staccato senza soluzione di continuità; secondo il mio modesto parere di pianista, con estrema fluidità e tecnicismo: Anibal Troilo (el Pichuco) classe 1914 – Bandoneon (Fueye).
Non a caso, Troilo vede la luce l’11 luglio del 1914 en calle Sole nel barrio Palermo, quartiere pieno di tango come un uovo.
Il suo incontro con il bandoneon avviene per puro caso a soli dieci anni nel suo quartiere tra le grida ed i giochi di bambini; ad ogni modo, Anibal giocando a calcio scaglia il pallone dentro un cafè. Raccogliendo il suo pallone resta folgorato dall’esibizione di un greco che suonava uno strano strumento, il bandoneon.
Il giorno dopo Troilo convince la madre ad acquistargli il suo bandoneon da cui non si separerà mai, difatti: “il fueye mi attraeva tanto quanto un pallone da calcio. La vecchia dovette mendicare un po’ ma alla fine mi diede soddisfazione ed acquistò il primo bandoneon: dieci pesos al mese per quattordici rate. E da allora non me ne separai più”.
Pichuco è un prodigio, a soli 11 anni suona in pubblico per la prima volta ad una festa di quartiere a 12 anni, nel ’26, ad un evento benefico del Piccolo Colon, come accompagnamento ad un film muto, e a 14 anni è già nell’orchestra di Pacho Maglio.
Da qui el Pichuco entra nelle più grandi orchestre da De Caro, D’Arienzo a D’agostino sino al suo debutto nel ’37 al Marabù con una orchestra tutta sua.
In tutto ciò c’è un aneddoto della storia del tango molto curioso: Fiorentino ex sarto e poi ex bandoneista si adopera a cucire la divisa dei musicisti per la serata. Con Fiorentino si apre un grande, profondo e determinante cambiamento nella storia e futuro del tango, in quanto il cantor, precedentemente, aveva una funzione residuale, e cioè quella di cantare l’estribillo, un breve frammento introduttivo. Sicché con Troilo, Fiorentino acquisisce un ruolo centrale cantando per tutto il  brano, dando vita al cantor de orchestra.
In particolare vi consiglio l’ascolto di A BAILAR – BARRIO DE TANGO  - MALENA cantate da Fiorentino.
Troilo sente in primo luogo una crescente necessità poetica nonché la ferma convinzione che il tango, e solo il tango, è in grado di accompagnare e disegnare le storie icona della vita argentina legate al territorio ed ai rapporti umani; concetto questo molto importante, se avrete modo di leggere ed analizzare: Fueye – il suono del tango: libro-fumetto di Jorge Gonzàlez 001 edizioni.
Da questo momento Troilo forma il suo stile inconfondibile dando vita al tango-cancion che diventa anche ballabile. Lo stile Troilo è una continua ricerca la quale è il giusto connubio tra testi poetici, intensità delle interpretazioni canore e la sensibilità degli arrangiamenti musicali.
Troilo con la sua orchestra è un emozionale; la nave scuola che offre il fianco al ruolo del cantante il quale diventa il paroliere di sentimenti, addii, amori, sofferenze nell’attualità del tempo, e per questo la scelta cade su parolieri di successo come Manzi, Contrusi, Cadicamo, Exposito, Discepolo. Siamo negli anni 40 (y cuarenta) l’era dell’oro nella storia del tango. Oggi ballando su quelle selezioni ed elaborazioni è un passaggio nel passato dove si faceva – e si è fatta- la storia del tango e che noi oggi balliamo, spesso senza ascoltare, quale eresia.
Per i molti, incasellare Troilo tra i tradizionalisti legati esclusivamente al tango ballabile – sebbene è così – ai miei occhi consta di poca cosa se si pensa che proprio con le idee rivoluzionarie e rispettose della tradizione si plasmava un suo allievo, eccentrico e fantasista, Astor Piazzolla in arte “el Gato”. Troilo, pur apprezzando il genio, né frena le audacie, sconfinanti spesso in un tipo di tango non ballabile: “no Gato la gente vuole ballare, non paga il biglietto per ascoltare”.  
Da qui il periodo peronista, 1943, anno del golpe militare ove diversi brani registrati dall’orchestra Troilo trovano censura per motivi evidentemente politici. Troilo continua nella sua ricerca continuando a scrivere musica anche periodo nero degli anni 60.
Citando Gabello dichiarando“ Anibal Troilo fue una necessidad del tango” si può solo annuire perché fu in grado, artigianalmente, di far evolvere la musica rendendola ballabile unendo il canto, enfatizzandolo, suonando il suo bandoneon inclinato in avanti e ad occhi chiusi, tremendamente operoso, trasformandolo nella fucina dei temi più importanti legati alla vita portena.
Accanto a Troilo lego, non proprio semplicemente, Horacio Salgan probabilmente per l’innato genio che lo rende diverso, per approccio stilistico e strumentale, ma non meno importante.
Horacio Salgan – 15 giugno 1916 – Pianoforte.
Presentare Horacio sembra più semplice ed evocativo leggendo il libro – fumetto di cui sopra - Fueye – il suono del tango – di cui non sono certo che si parli di Horacio Salgan, sebbene mi piace pensare che sia lui.
Il quadro è completo, in un’Argentina tra gli anni 20 ed i 50 con i suoi sbarchi, convertillos (agglomerati di diversi nuclei familiari di immigrati), politica, staticità, speranze, idee, bordelli, amori veri o complicati, comprati, sentimenti per la terra vicina e lontana e clubs…..dove si suona e si sogna.
In tutto questo si alternano genialità che secondo un perfetto contrappasso leggono insieme una nuova formula di reinventare il tango rendendolo immortale anche con chiari segni diretti e non sempre in linea con il pensiero dei tanti.
In questa immagine si pone Horacio Salgan il quale dopo i primi anni di studi classici inizia i suoi primi passi quando a venti anni inizia la sua carriera richiesto da mostri sacri di bravura come Firpo e Calò.
Crea la sua orchestra componendo dal ’44 al ’47 e dal ’50 al ’57 dove possiamo notare un sistema in netto contrasto con quello di Troilo, ballabile e con un cantor,  e i brani di Salgan originali e spesso poco ballabili in netto contrasto con la linea musicale del tempo.
Si consiglia un attento ascolto di due brani per tutti: BOEDO – CALLO CIEGO.
Ad ogni modo, anche Salgan sceglie il suo cantor - Edmundo Rivero - una voce baritonale poco comprendibile per gli ascoltatori dell’epoca abituati a cantori come Fiorentino dell’orchestra Troilo, ma proprio questa scelta offre la differenza.
Nel 1957 per Salgan inizia una nuova presa di posizione abbandonando l’epoca orchestrale dedicandosi agli studi in un duo con il chitarrista Ubaldo De Lio entrambe molto apprezzati per le loro esecuzioni su cui calava il silenzio più religioso portandoli in radio, emittenti televisive e club, tra le tante ascoltate CORALLERA – duo Salgan De Lio e in MANO BRAVA.
È prorio nel 60 che il duo al Ristorante Amerio incontra un altro duo di violino e contrabasso Francini – Ferro ai quali si aggiunge il bandoneista Pedro Laurez, e da qui nasce il Quinteto Real.
L’esecuzione del quintetto erano tutti arrangiamenti di Salgan in cui tutti gli strumenti s’incuneavano in una peretta forma stilistica senza ovvie ripetizioni nelle battute, esempi tipici sono Canaro in Paris e Taquito Militar.
Sino ad oggi Salgan continua a scrivere tango possiamo ricordare il recente corto – documentario del 2008 Café de los Maestros.
Decisamente tra Salgan e Troilo vi sono delle immani differenze stilistiche e di scelta musicale. Le composizioni offrono alla cultura del tango argentino un patrimonio di estrema importanza su più fronti mantenendosi ai vertici ed influenzando il futuro del tango dal lato di Troilo e continuandolo secondo l’apporto di Salgan.
Una domanda potrebbe sorgere. Perché scegliere Troilo e Salgan? Questa è una domanda a cui posso solo rispondere: in quanto spinto l’istinto. Unire la tradizione alla evoluzione, nell’impronta classica, con un sogno ormai irrealizzabile creare un duo anche per una sola esecuzione di pianoforte e bandoneon Salgan – Troilo, quella evoluzione che potrebbe essere accostata anche nello stile di ballare contemporaneo non ancorata eccessivamente alla tradizione, quasi codificata, e senza trasbordare nell’eccesso dell’originalità, un meticcio perfetto.  
Da lettore che pensa e ogni tanto sogna proprio perché quello che mi circonda non sempre incontra il mio sguardo, mi abbandono a pensieri dove anche solo per un momento può sembrarmi tutto vero e possibile e un brano di 3 minuti può regalarmi egoisticamente l’ebbrezza che vola indietro nel tempo. Chiudo, leggendo con tutti voi due passi del libro Fueye che cito testualmente:
-         sei felice?
-         Desidero esserlo, per ora mi basta e tu?
-         Comincia a bastarmi…
-         Forse, se fossimo in un altro luogo, in un altro momento…
-         Un altro luogo sarebbe senz’altro un altro momento.
mercoledì 4 maggio 2011